Intervista Paolo De Cuarto

Essere sognatori non passa mai di moda

1.  In Calabria, la tua terra d’origine, hai cominciato a muovere i primi passi. In che modo le tue radici hanno influenzato il tuo lavoro?

Solo per una questione familiare. Siamo una famiglia, una di quelle che forse non esistono più, dove i ruoli erano ben determinati, numerosa e particolarmente unita (5 fratelli maschi). Ho avuto una infanzia felice e spensierata che mi ha dato la possibilità di poter scegliere il mio percorso di studi seguendo le mie personali inclinazioni.

2.  Da dove nasce la tua passione per l’arte?

Nasce in modo inconscio e naturale in casa si respirava arte. Ai muri non erano appesi poster, ma vere e proprie opere d’arte, grazie anche a mio zio Mimmo Rotella. Mi è sempre piaciuto disegnare e trasmettere tutte le mie emozioni attraverso fogli, matite e colori mi ha sempre caratterizzato. Ho sempre provato un enorme fascino dal rumore della matita sulla carta attraverso il quale vedevo le mie emozioni piano piano prendere forma. I miei diari da adolescente sono pieni di disegni.

3.  Sei allievo, nonché nipote, del maestro Mimmo Rotella, uno dei maggiori protagonisti della scena artistica della seconda metà del XX secolo. Qual è stato il suo più grande insegnamento?

Ho iniziato a lavorare nel laboratorio di Mimmo Rotella perché aveva bisogno di una mano e quello che mi ha subito colpito è stato l’occhio geniale che lui aveva per il particolare. E’ stato quello l’insegnamento maggiore …  

4.  A 22 anni ti sei trasferito a Milano. Cosa ricordi di quel periodo e che stimoli è riuscita a offrirti la città?

È stato per merito di un mio grande amico attraverso il quale ho avuto la possibilità di conoscere Milano, che in quegli anni era piena di fervore artistico … (per mantenermi ho trovato lavoro al bar Jamaica dove ho avuto la possibilità di conoscere scrittori, poeti, intellettuali e artisti a tutto tondo)

5.  Hai avuto molte esperienze all’Estero, come in America e in Spagna. Qual è la differenza tra svolgere il tuo lavoro in Italia e in altri Paesi?

In Spagna ci sono stato per circa due anni per motivi sentimentali. A livello lavorativo non ho trovato lo stesso fermento artistico e culturale che caratterizzava a quei tempi la città di Milano, mentre l’approccio con gli Stati Uniti è stato piuttosto deludente in quanto il “vil-denaro” veniva prima dell’opera.

6.  Hai detto: “Non mi piace parlare della mia ricerca, perché essa non è programmata, logica, definibile” Possiamo definire metafisica la dimensione in cui sono immerse le tue opere?

Mi piacerebbe intenderla come “via di mezzo tra meta intesa come traguardo e memoria” … ricollegandoci a cerchio con le domande e risposte precedenti. 

7.  La tua pittura ricorda la poesia visiva ed è interessata soprattutto ai rapporti con la cultura e la comunicazione di massa, che diffondi in senso estetico. Com’è cambiata nel tempo questa forma d’arte e come si esprime oggi che la comunicazione ha assunto sempre più canali?

Oggi è tutto più veloce rispetto alla comunicazione caratterizzante gli anni 50-60… (Armando Testa … chiedeva sei mesi (forse studio più approfondito?) per la realizzazione di una pubblicità). Ora sembra che non ci sia più possibilità di attesa. Il mondo digitale ha sicuramente accelerato e superato le vecchie tecniche artistiche facendo si che l’artista si scontri con la velocità del tempo e non dell’idea.

8.  Se non avessi intrapreso questo lavoro, quale altro lavoro avresti forse fatto?

Non so quale altro mestiere avrei fatto … per me questo non è un lavoro … 

Vorrei che i miei figli possano beneficiare del mio lavoro (economica e di valori)

se fosse una canzone … sarebbe una canzone di Mina … 

9.  Sempre citando le tue parole: “Il primo momento, quello fondamentale, è la scelta del soggetto, ho un archivio enorme, e in base a quello scelgo il supporto”. Segui un iter specifico per la realizzazione delle tue opere?

Quando entro in laboratorio mi chiudo la porta alle spalle e non progetto nulla perché credo che la progettazione sia in antitesi con la creazione. Semplicemente mi lascio permeare dal momento … ci sono giornate sì e giornate no … se mi rendo conto che la giornata non è di ispirazione chiudo e vado a farmi una passeggiata … chiudo tutto e rifaccio …

10.  Chi vorresti vedere entrare nel tuo studio? 

Mi piacerebbe confrontarmi con qualche filosofo … sono sempre rimasto affascinato da chi sa usare bene concetti e parole.

11.  Hai definito il tuo talento “racconto senza parole a tinte retrò”. C’è un po’ di nostalgia nella tua espressione artistica?

Mi riferisco nuovamente alla memoria … 

12.  Progetti nell’immediato futuro?

Si, ce ne sono, ma sono scaramantico quindi acqua in bocca     

Di Indira Fassioni 

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