Trofie e pesto 

Esiste qualcosa di più tipicamente ligure?

L’uno chiama le altre, la coppia preferita con cui condividere la tavola, non solo per la nostra regione costiera. 

Ricco di sapore e profumo, il pesto è famoso nel mondo: ha una storia affascinante che risale a secoli fa. Deriva infatti da un’antica pratica ligure di pestare erbe aromatiche con un mortaio per arricchire il sapore delle pietanze più semplici. 

Secondo le testimonianze, nasce nel XIX secolo: la prima ricetta scritta del pesto alla genovese appare nell’Ottocento, ma è debitrice di salse pestate più antiche come l’agliata (una versione ligure dell’agliata classica a base d’aglio e noci) e il pistou francese. Tradizionalmente, il pesto genovese si compone di sette ingredienti: basilico di Pra’, foglie giovani di basilico provenienti dalle coltivazioni sulle alture del quartiere genovese di Pra’, olio extra vergine di oliva della Riviera Ligure, dal sapore delicato e non molto fruttato, aglio, pinoli, Parmigiano Reggiano e Fiore Sardo e sale grosso. 

Il nome pesto deriva proprio dall’azione di pestare gli ingredienti nel mortaio. Le trofie sono la pasta fresca, di forma riccioluta e irregolare, tradizionalmente associata al celebre pesto genovese. Le trofie hanno origini nel territorio che si affaccia sul Golfo Paradiso, tra i comuni di Sori, Avegno, Recco e Camogli. Inizialmente erano preparate in casa. Circa cinquant’anni fa, alcuni commercianti della zona decisero di estendere il loro commercio anche verso Genova, dove invece il termine “trofie” indicava solo gli gnocchi. Le trofie ebbero successo e iniziarono a diffondersi velocemente. 

Nel Dopoguerra, Recco divenne la capitale gastronomica della Riviera di Levante, e le trofie acquisirono il nome di “trofiette di Recco”. La successiva produzione in forma secca ha contribuito alla diffusione mondiale delle trofie.

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